Povertà, speranza di vita, confronto con l'Europa: la fotografia scattata dal rapporto BES
17 aprile 2024
Povertà, speranza di vita, confronto con l'Europa: la fotografia scattata dal rapporto BES
"Nel dominio Benessere economico la grave deprivazione materiale e sociale (4,5% in Italia, 6,7% nel’Ue27) e il sovraccarico del costo dell’abitazione (6,6% in Italia e 8,7% nel’Ue27 ) segnalano per l’Italia una condizione di minor sfavore rispetto alla media dei Paesi dell’Unione, ma tutti gli altri indicatori disponibili invece, descrivono una condizione peggiore della media Ue27". Lo rileva il rapporto sul benessere Equo e Sostenibile dell'Istat sottolineando che "i gap maggiori riguardano la bassa intensità lavorativa (9,8% in Italia e 8,3% nel'Ue27) e il rischio di povertà (20,1% in Italia e 16,5% nel'Ue27). "Divari molto ampi - prosegue Istat - riguardano le misure del dominio Lavoro e conciliazione dei tempi di vita: in Italia nel 2023 il tasso di mancata partecipazione al lavoro (14,8%) supera di quasi sei punti percentuali la media Ue27 (8,7%); il tasso di occupazione è di 9,1 punti percentuali più basso di quello medio europeo (75,4%) e la percentuale di persone in part time involontario (10,2% nel 2022), nonostante in calo da quattro anni, è quasi il triplo della media dei 27 paesi dell'Unione (3,6%)". L’andamento recente degli indicatori Bes - si legge - è prevalentemente positivo: poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile il confronto sono migliorati rispetto all’anno precedente, il 28,7% è su livelli peggiori e il 17,8% risulta stabile. Si discostano dal quadro generale i domini Ambiente e Sicurezza, dove le dinamiche sono meno positive. Soltanto quattro dei 16 indicatori di Ambiente migliorano nell’ultimo anno a fronte dei sette che peggiorano. Peggiorano in aggiunta gli indicatori relativi al meteo clima. Nel dominio Sicurezza migliorano soltanto due indicatori soggettivi: la percezione di sicurezza camminando da soli quando è buio e la presenza di elementi di degrado nella zona in cui si vive. Invece sono in peggioramento tutti gli indicatori sui reati predatori e la percezione del rischio di criminalità nella zona in cui si vive. Dal report emerge che il livello di istruzione più elevato costituisce un elemento di protezione rispetto a numerosi indicatori di disagio economico. Tra i laureati lo 0,6% vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale nel 2022 (la percentuale sale al 7,5% tra coloro che hanno al massimo la licenza media) e l’1,7% ha dichiarato di arrivare a fine mese con grande difficoltà, la quota tra i meno istruiti è di oltre sei volte più alta (10,7%). L’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio: nel 2022 è pari al 13,6% tra chi ha al massimo la licenza di scuola media e scende al 2,2% tra chi ha conseguito un titolo terziario. Le persone con alti titoli di studio sono più favorite nel mercato del lavoro. Il tasso di occupazione (fascia di età 20-64 anni) dei laureati è infatti pari all’81,6%, quasi 28 punti percentuali in più rispetto allo stesso tasso calcolato tra la popolazione con al massimo la licenza media. Nel 2021, il reddito medio delle famiglie (33.798 euro) è tornato a crescere sia in termini nominali (+3%) sia in termini reali (+1%). Migliora anche l’indice di disuguaglianza del reddito netto, che registra un valore di 5,6, in diminuzione rispetto all’anno precedente (era 5,9 nel 2020) e con valori lievemente inferiori a quelli pre-pandemici (era pari a 5,7 nel 2019): in assenza di misure di sostegno alle famiglie (trasferimenti emergenziali e reddito di cittadinanza), l’indice di disuguaglianza sarebbe risultato pari a 6,4, valore molto superiore a quello osservato. Rimane sostanzialmente stabile rispetto ai tre anni precedenti la popolazione a rischio di povertà, pari al 20,1% nel 2022. "Con la ripresa dell’economia - si legge nel report - si riduce significativamente la popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021), quella che vive in famiglie a bassa intensità di lavoro (9,8% rispetto al 10,8% del 2021) e quella in condizione di grave deprivazione abitativa, con livelli solo lievemente superiori a prima della pandemia da COVID-19 (5,2% rispetto a 5,9% del 2021 e a 5,0% nel 2019). In contrazione anche l’indicatore di sovraccarico del costo dell’abitazione che risulta rappresentare un peso difficilmente sostenibile per il 6,6% della popolazione (7,2% nel 2021 e nel 2020 e 8,7% nel 2019)". La ripresa economica "impatta in modo significativo anche sul modo in cui le famiglie percepiscono la propria condizione, invertendo il trend negativo registrato a partire dall’inizio della pandemia: la quota di coloro che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente, si riduce finalmente nel 2023 (33,9%), dopo una crescita nei due anni di pandemia (era il 25,8% nel 2019) e arrivando nel 2022 al 35,1%, livello mai raggiunto in precedenza. Si inverte il trend negativo anche per la quota di persone che dichiarano di arrivare a fine mese con grande difficoltà: si contrae nel 2022 attestandosi al 6,9% dopo l’aumento dall’8,2% nel 2019 al 9,1% nel 2021". La povertà assoluta dal 2019 al 2023 (serie storica ricostruita secondo la nuova metodologia di stima, sottolinea l'Istat) presenta una crescita dell’incidenza individuale. Nel 2019 era scesa al 7,6% in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza, trasferimento monetario non indicizzato all’inflazione come le altre prestazioni socio-assistenziali, nel 2020, l’incidenza riprende a crescere, arrivando al 9,1% e rimanendo stabile nel 2021. Nel 2022, l’incidenza torna ad aumentare al 9,7%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione, che ha colpito in particolar modo le famiglie meno abbienti e rimane sostanzialmente stabile con 9,8% nel 2023. Nel 2023 la speranza di vita è pari a 83,1 anni e risulta in aumento rispetto al 2022 (82,3), recuperando quasi del tutto il livello del 2019 (83,2 anni). Gli uomini con 81,1 anni di vita media attesa tornano allo stesso livello del 2019, mentre per le donne (85,2 anni) mancano ancora 0,2 anni (85,4 nel 2019). Diffusi ritardi rispetto all’Europa si ravvisano nel dominio Innovazione, ricerca e creatività dove nessuno dei sei indicatori disponibili per il confronto si avvicina alla media europea. In particolare la quota di Pil investito in R&S in Italia (1,43% nel 2021) è decisamente più bassa della media Ue27 (2,27%) e l’incidenza dei lavoratori della conoscenza sull’occupazione totale mostra un gap di -7,6 punti percentuali rispetto alla media Ue27 (25,4% nel 2022).
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