WEF, Global Risks Report 2022: crisi climatica e sociale in cima a rischi globali
11 gennaio 2022
WEF, Global Risks Report 2022: crisi climatica e sociale in cima a rischi globali
Crisi climatica, aumento delle divisioni sociali, impennata dei rischi informatici e una ripresa globale che si preannuncia "volatile e irregolare" nei prossimi tre anni: sono i rischi globali principali secondo il Global Risk Report 2022 del World Economic Forum, in collaborazione con Zurich Insurance Group, Marsh McLennan, SK Group e i consulenti accademici della Oxford Martin School (University of Oxford), la National University of Singapore e il Wharton Risk Management and Decision Processes Center (University of Pennsylvania) - pubblicato in vista dell'annuale incontro di Davos, sulle alpi svizzere, al via lunedì prossimo, che si svolgerà a distanza, a causa della variante Omicron. Sullo sfondo del sondaggio condotto a livello globale, la crisi pandemica che giunge al suo terzo anno e "rappresenta ancora una minaccia critica per il mondo intero". "Per risolvere questi problemi sistemici, i leader mondiali devono adottare un approccio coordinato tra più stakeholder, anche se il margine di collaborazione si restringe", si legge nel report dell'organizzazione di Ginevra. I rischi climatici dominano la classifica delle maggiori preoccupazioni per impatto e probabilità, specie nel lungo termine in cui cinque dei dieci maggiori rischi globali - dal fallimento delle politiche ambientali alla perdita di biodiversità - sono tutti legati al cambiamento climatico. L'invito del Wef ai leader è "a pensare fuori dagli schemi dei report trimestrali e a creare politiche che gestiscano i rischi e definiscano il programma degli anni a venire". Più nell'immediato, dopo l'eventualità di un'inazione sul fronte climatico, che è il rischio numero uno per gravità, il report guarda a rischi posti dalla situazione economica, collegati direttamente alla pandemia. "Diseguaglianze nella somministrazione dei vaccini - con solo il 6% della popolazione vaccinata nei 52 Paesi più poveri dove vive il 20% della popolazione mondiale - e la conseguente disomogeneità nella ripresa economica rischiano di aggravare fratture sociali e tensioni geopolitiche". Le conseguenze rischiano di essere non solo "crisi di fratture sociali all'interno dei Paesi e fra i Paesi" e "crisi di sussistenza" all'interno dei Paesi più vulnerabili, ma anche l'esacerbarsi di "confronti geopolitici", termine con cui il rapporto del Wef sfiora le tensioni fra l'Occidente e la Russia sull'Ucraina o con la Cina. Insomma il terremoto posto dalla pandemia sul fronte sanitario, con i suoi impatti economici, rischia di peggiorare la tenuta sociale "creando tensioni proprio quando la collaborazione all'interno della società, e della comunità internazionale, è fondamentale per assicurare una ripresa globale più rapida", dice Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum. "La crisi climatica rimane la principale minaccia a lungo termine per l'umanità", commenta Peter Giger, Group Chief Risk Officer di Zurich Insurance Group. "Il mancato intervento sul cambiamento climatico potrebbe ridurre il PIL globale di un sesto e gli impegni assunti a COP26 non sono ancora sufficienti a limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Non è troppo tardi, tuttavia, per governi e aziende per intervenire sui rischi che devono affrontare e promuovere una transizione innovativa, decisa e inclusiva che protegga economie e popolazioni". “La crisi climatica rappresenta la principale minaccia a lungo termine per il pianeta e potrebbe essere quella con impatti potenzialmente più gravi per il prossimo decennio non solo ambientali ma anche economici. È stato calcolato che negli ultimi 40 anni i Paesi europei abbiano subito perdite superiori a 450 miliardi di euro a causa di eventi climatici estremi, e l’Italia con oltre 70 miliardi è al secondo posto di questa triste classifica. La crescente imprevedibilità per localizzazione, intensità e tipologia di questi fenomeni, evidenzia quanto sia fondamentale favorire una corretta cultura del rischio per contenere il fenomeno della sottoassicurazione e limitare le ingenti perdite economiche del nostro Paese contribuendo a garantire un presente sereno e un futuro migliore", sottolinea Giovanni Giuliani, Chief Executive Officer, Zurich Italia. Per Carolina Klint, Risk Management Leader, Continental Europe di Marsh: "Man mano che si riprendono dalla pandemia, le aziende stanno giustamente spostando la loro attenzione sulla resilienza organizzativa e sulle credenziali ESG. È ormai chiaro che le minacce informatiche aumentano più rapidamente della nostra capacità di sradicarle in modo permanente, per cui senza piani di gestione dei rischi informatici credibili e sofisticati non sono possibili né resilienza né governance. Un discorso simile può essere fatto per i rischi legati allo spazio, in particolare quello relativo ai satelliti, dai quali siamo sempre più dipendenti, dato l'aumento delle ambizioni e delle tensioni geopolitiche". “In un contesto di incertezza dettato dal protrarsi della pandemia, lo scenario globale vede diversi rischi emergere chiaramente dallo studio. Per primo, il possibile fallimento delle azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici, principale minaccia di lungo periodo per il pianeta e il rischio più grave in termini di impatto nel prossimo decennio. Si rende pertanto sempre più pressante per le aziende la necessità di abbracciare i principi ESG all’interno della propria attività e di navigare al meglio la fase di transizione energetica ormai avviata. Tutto questo mentre si confermano minacce ormai note ma destinate a crescere, come il rischio cyber, e compaiono tipologie di rischio largamente inesplorate come quelle legate al settore, nuovo e promettente, della space economy. Un tema particolarmente attuale quest’ultimo – lo si è visto nelle cronache recenti – anche alla luce della mancanza di regole condivise in una competizione sempre più serrata tra aziende e Paesi”, spiega Andrea Bono, Chief Executive Officer, Marsh Italy and Eastern Mediterranean region.
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